Firenze, febbraio 2002
Dal Lutto all'azione
E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto!......(1)
Che significa la parola lutto?
Il cuore stretto in una morsa di spine?
o come dice il poeta
Disperazione
che incessante aumenta
La vita non mi é più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una roccia di gridi.(2)
L'insopportabile silenzio della non più presenza?
La non possibilità di relazioni umane?
Il pianto? il lungo interminabile pianto ristoratore, che a volte, solo a volte, riesce a sciogliere un piccolo nodo scorsoio che ti sta strozzando?
Quante altre immagini popolano la mente, si colorano, si dissolvono, per poi affondare nella palude del tuo dolore. Parole, solo parole,......
Ogni
altra voce è un'eco che si spegne
Ora che una mi chiama
Dalle vette immortali.(3)
Niente può
descrivere quello che avviene.
Ogni essere porta in sé chiuso il "suo" lutto e condividerlo non é
possibile; al momento che ne parli lo vanifichi, solo il silenzio è
il vero compagno di una strage che non ha rimedio e il tempo é solo
un balsamo "erbatico" a cui pensiamo con ? non saprei dire se più tristezza
perché forse un giorno potremmo dimenticare o ?? speranza per non vivere
sempre con il cuore nelle spine. Chissà ?
Poi un giorno, un lontano giorno, in un momento imprecisato di questo cammino, si può muovere dentro di te il senso dell'offerta che è senso di richiesta insieme. Intravedi che forse solo dando puoi riuscire a sormontare; ma vuoi sormontare, vuoi veramente uscire da questa dimensione di dolore senza confini?
Può darsi che nasca un senso di tradimento ?
ma forse anche
un'urgenza a muoverti per onorare, ricordare, rivivere la vita che così
fortemente rimpiangi, che è costantemente presente nella sua assenza.
Quello spiraglio ha una luce finisssima, fortissima e irresistibile.
Su quel cammino, se muovi il primo passo è difficile tornare indietro.
Spesso, molto spesso ti fermi; resti immobile, dove sei ? non sai, non ne
hai la forza, è come se tu non ci fossi, sei seduto accanto a te stesso
e non vi sono parole, tutto é rientrato nel niente. Ma forse lo spiraglio
riapparirà e ti muoverai di nuovo e rinascerà il sentimento
di offerta per quello che ti è stato dato e tolto e ora donato in una
nuova dimensione.
Tante sono le scelte dell'azione che come petali vuoi deporre ai piedi della vita che ti accompagna silenziosamente, solo seguendo il filo di quell'amore si sono trovate sul mio cammino.
Farne l'elenco è abbastanza privo di senso, nessuno può insegnare. Serve forse solamente concentrarsi nel silenzio, anche se quasi insostenibile come sofferenza, e trovare il filo. Vengono deposte nelle nostre vite delle scelte, delle occasioni, delle urgenze e vederle, captarle, accettarle, significa uscire dal buio.
La luce è troppo forte e gli occhi del cuore si chiudono istintivamente nel rifiuto, ma non si può "forse" rimanere ad occhi chiusi; la domanda è forte e il nostro cuore non saprà resistervi.
Incamminandosi
dietro alla luce siamo di vetro, fatti di vento, d'aria, di nuvole e ci sentiamo
dei viandanti che hanno scelto di non scegliere, ma solo di seguire. Può
a volte essere molto toccante, togliere il fiato, può significare avere
il cuore in gola, ma non penso che si possa rifiutare.
Di tutti i petali lasciati andare nel vento, il più vellutato è
quello che parla ad un altro che sta vivendo quello che abbiamo appena vissuto.
La sensazione di stare accanto in silenzio è così struggente
e ricorda Madre Teresa che diceva che eravamo una goccia, certo solo una goccia
nel mare, ma che senza quella goccia, nel mare c'era un buco. Diceva anche
che di sicuro l'amore si esprime in primo luogo nello stare con qualcuno piuttosto
che nel fare qualcosa per qualcuno.........
L'altro che sente questo silenzio d'amore, si affiderà al suo silenzio o al suo parlare a volte liberatorio, sapendo di non essere giudicato, ma solo ascoltato, forse compreso, (ma come facciamo a sapere se comprendiamo ?) certamente amato e sarà consapevole di una presenza amica.
Cos'altro possiamo dare ?!
E' futile elencare quello che si può fare. Ogni persona porta in sé
dei doni particolari ed a questi doni arriverà la domanda. Il passo
di primaria importanza é seguire il filo, muoversi dietro alle occasioni
che ci passano accanto, trovare l'energia per guardare gli altri e non perderla
nel compiangere noi stessi.
Il balsamo ci viene mostrato, sta a noi usarlo.
Sta a noi respingere i pensieri inutili e raccogliere quelli che sono degni, farne un fascio e trasmetterli con energia e dolcezza insieme, perché allora riusciremo a compiere grandi e piccole cose e avremo ricordato la vita che ci manca in quello, che per noi, è il migliore dei modi.
Note: 1,2,3 Giuseppe Ungaretti: Il Dolore Arnoldo Mondadori editore